8 ottobre 2010

Hospital in the Rock - Budapest (Hu)

Dove: Lovas út 4, Budapest (sotterranei Collina di Castello)
Pro: esperienza ad altissimo impatto emotivo, prezzo d'ingresso equo
Contro: cointroindicato per persone impressionabili e claustrofobici; non è facile da raggiungere; foto non permesse; solo in lingua inglese ed ungherese; ci vuole il maglione

L'ingresso
Hospital in the Rock, l'ospedale nella roccia. E' un'attrazione piuttosto recente della capitale magiara, situata all'interno dei sotterranei scavati nella roccia della Collina di Castello di Budapest (Buda), luogo rimasto top secret fino al 2002.
Esperienza ai limiti dell'agghiacciante, la consiglio per la sua forza nel toccare le corde più profonde di ognuno di noi. Si tratta della ricostruzione, utilizzando il più possibile oggetti originari, degli ambienti in uso all'ospedale di guerra degli anni 1944-45 durante l'occupazione nazista e del bunker antiatomico costruito al tempo del comunismo.
Ad orari prefissati (al mattino e al pomeriggio) inizia un tour guidato di 1 ora in lingua inglese e ungherese (sappiate che gli ungheresi parlano frettolosamente e malamente l'inglese, non rispettando le costruzioni grammaticali e sintattiche ed hanno una cattiva pronuncia, quindi ci capirete poco o niente). Per la tortuosità del percorso - giustamente - il libero accesso non è possibile. L'ingresso costa € 12 (tradotto dai fiorini).
Accanto alla cassa un piccolo shopping point con alcuni cimeli. Poi un'ambulanza d'epoca e uno schermo che proietta un filmato di pochi minuti che spiega con immagini di repertorio il luogo in cui ci si trova.
Dopo la visione del filmato si entra. I gruppi non possono essere oltre le 20/25 persone per evidenti ragioni di spazio, ma non c'è mai  da aspettare il turno successivo. L'ospedale è perfettamente ricostruito: statue di cera a rappresentare feriti, infermieri e medici, farmaci e attrezzature sanitarie originali, con tanto di sale operatorie, ambulatori, gabinetti, la camera mortuaria.
Tutto è estremamente "squallido" e "povero". Sono lo squallore e la povertà della guerra. Il dispregio della vita umana. L'insignificanza dell'individuo. Il sangue, la morte. La lotta contro il tempo con mezzi quasi inesistenti per salvare vite, vite rubate - e  qui perfettamente lo comprendi - nell'assurdità di una follia collettiva.  Ciò arriva e arriva come un pugno nello stomaco. Le mie parole non possono descrivere l'inquietudine che si prova, immersi nel freddo e nel buio di quei sotterranei, davanti ad una realtà che non hai vissuto, ma che sai vera. L'emozione è stata così forte che mi ha provocato un calo di pressione con alcuni attimi di cedimento. Gli ambienti più "duri" sono  la sala grande; qui la visione più toccante è quella di un letto vuoto, al cui posto del soldato appena deceduto c'è una rosa bianca. L'altra sala "forte" è l'ufficio degli ufficiali nazisti  (e dei loro corrispettivi ungheresi - le Croci Frecciate) in divisa originale da S.S. (con statue ad altezza uomo).  Avete mai visto quella divisa nera?
Dopo l'ospedale, ci si appresta, già "provati", a seguitare il percorso nella visita del rifugio antiatomico. Quelle generazioni di pazzi, dopo la guerra mondiale, non domi, non escludevano di fare la guerra totale. Non bastavano i milioni di morti, gli balenava anche di annientare l'umanità. E quindi spazi con  monumentali generatori di corrente, di riciclo dell'aria, pseudo cucine con provviste in scatola e guardaroba con tute e maschere antiradioattività. Roba da film. Eppure è tutto vero. Impossibile vivere, tantomeno sopravvivere in quei foschi ambienti per i nostri standard.
Ho fatto fatica a finire la visita, non vedevo letteralmente l'ora di uscire. Sono stata male. Quando finalmente ho rivisto la luce del sole ho tirato un sospiro di sollievo. Mi sono seduta su una panchina e  mi sono concessa una decina di minuti per allontanare l'angoscia.
Sarete colpiti nel profondo. L'esperienza è altamente educativa.  Se conoscete qualcuno che è favorevole alla guerra, portatelo qui.      
La corsia, sala grande
Per raggiungere il museo. E' complicato raggiungerlo e per evitare di girare un'ora a vuoto come ho fatto io seguite queste indicazioni. Non si entra da su, dalla collina, ma da sotto, dalla strada che giunge all'altura, quella che percorrono le auto dei residenti. Se arrivate normalmente sulla collina di castello come tutti i turisti, tramite il "mitico bus 16" (scelta più azzeccata, parte da Pest  dove sono la maggioranza degli hotel e dei locali e arriva direttamente di fronte al castello reale) o la funicolare (però per prenderla dovete arrivare prima a Buda oltrepassando il Danubio tramite il ponte delle Catene), non lo troverete. L'unico modo per raggiungerlo dalla collina è arrivare alla chiesa di Matteo Corvino, poi tagliare dritto fino a raggiungere il viale alberato delle ville (perimetro opposto al Danubio); qui troverete una scaletta, scendetela e pochi metri più avanti sulla destra troverete magicamente (dato che non è pubblicizzato da nessun cartello) l'ingresso del museo.

1 commento:

mariagrazia poluzzi ha detto...

tutto vero quanto descritto..molto interessante e sicuramente l'esperienza aiuta a riflettere, ma io non sono rimasta affatto turbata nè tanto meno provata