25 ottobre 2010

Hotel Miramare - Trieste

Dove: V.le Miramare 325-327 - Trieste
Cat: 4*
Pro: bella vista dalle camere; accoglienza discreta; colazione abbondante
Contro: pochi posti auto a disposizione; ristorante chiuso domenica; camera con letto alla francese piccola
Da fare: visita al Castello di Miramare
Fronte hotel
"spiaggia" fronte hotel
Vista camera
Quali che siano i motivi per pernottare all'hotel Miramare, visita al Castello omonimo (dal quale dista un paio di km, percorribili anche a piedi con una passeggiata) o ultima tappa italiana per un viaggio nell'est Europa prima di entrare in Slovenia, questo è un luogo ideale per una notte. Bella vista, ottima e abbondante colazione, accoglienza discreta, spiaggetta di cemento di fronte, posto auto. Fin qui i pregi.  
I difetti? La camera con letto alla francese! L'offerta online è spesso su tale tipo di sistemazione. Il prezzo è abbordabile peccato che...il letto è inesorabilmente piccolo e scomodo e starci in due è un'impresa. E non c'è spazio nemmeno per le valigie. Altrimenti potete sempre prenotare una doppia classica, ma...il prezzo lievita...
Camera letto alla francese
L'edificio dell'hotel non è particolarmente bello, un po' un casermone. Fortunatamente le camere guardano il mare, perchè se guardassero il dietro dell'hotel, che dà sulla statalona, non sarebbe il massimo...
Il parcheggio, altra difficoltà. Parziale. Nel senso che ci sono pochissimi posti riservati sul retro dell'hotel, ma sono praticamente in strada, sulla statale, senza "protezione".  Ciò provoca il dover trascinarsi le valigie facendosi scale e scalette (non c'è facchino).  Non lasciate nulla in auto, in quanto rimane esposta a chiunque.
La vista sul mare, particolarmente azzurro, c'è. Il bel balcone con sdraio invita all'esterno.
Balcone camera
L'accoglienza all'arrivo è buona. Per ogni informazione potete chiedere alla reception. Non potete "pensionare" nel senso classico del termine, in quanto l'hotel dispone di un ristorante aperto agli esterni alla carta. Purtroppo, grave pecca, è chiuso di domenica (e infatti io vi sono giunta di domenica, non sapendo della sua chiusura), costringendovi a cercarvi il cibo a ramengo (e come già detto in altro post, in zona non c'è nulla tranne l'ottimo Befed Brew Pub). Nelle stesse sale del ristorante, c'è la sala colazione. Carino al mattino, con gli oblò che vedono il mare. Il buffet è ottimo e abbondante. A disposizione quotidiani.   
La spiaggia davanti c'è, ma non è dell'hotel, bensì pubblica (e quindi d'estate gremita). Sappiate che l'acqua è gelida (bagno impossibile a meno di essere eroi o sprovveduti) e stare sdraiati sul cemento massacra la schiena (provare per credere). Poco più avanti alcuni stabilimenti balneari offrono a pagamento lettini prendisole (sempre su terrazze di cemento). Insomma la sabbia scordatevela. 
In definitiva, un hotel che val bene una notte (ma non più d'una). 
Sala colazione/ristorante

22 ottobre 2010

Mamma Orsa - Formigine (Mo)

Dove: via Giardini Sud 132 - Formigine (Mo)
Pro: parcheggio, facilità d'approccio
Contro: lontananza da Bologna, cena, musica, confusione



Disco dinner abbastanza in voga del modenese-reggiano. Aperta venerdì, sabato, domenica.
Da Bologna sono mediamente 70 km, più 70 di ritorno, che fa 140. Roba da una tantum. Si vede, si prova e via.
Il viaggio in autostrada per raggiungere queste zone ti fa pensare. Ti fa pensare a chi vive in tale realtà della "profonda provincia". E poi che siamo comunque al Nord, immaginatevi al Sud. Del resto c'è nord e nord. C'è Formigine e c'è Bologna. C'è Casalpusterlengo e c'è Milano. Perchè la gente vive persa nel buco del **** del mondo? La ragione è sempre la stessa: non ha i soldi per permettersi di comprarsi casa in città. E non è una colpa. Certamente vi diranno, autoconvinti, che stanno bene, anzi addirittura meglio. E vabbè. Rimane che la villetta a Formigine costa meno di un monolocale a Bologna.
Sono stata di venerdì, con formula cena + live + disco. C'era il pienone. La cena non è a modico prezzo, costa € 25 (sia uomo che donna). Il locale è situato lungo la statale direzione Sassuolo/Maranello (uscita Modena Nord) in una zona commerciale industriale. Non è particolarmente grande. Ex capannone riconvertito, aperto solo al piano sotto (il piano di sopra era tenuto chiuso, motivazione non pervenuta). Struttura a pianta quadrata, con bar al centro, e tavoloni stipati in ogni dove (starete stretti come acciughe).
La cena comprendeva:
  • bevande in abbondanza (vino a scelta rosso o bianco - pessimo e caldo; coca cola - sgassata; acqua frizzante e/o naturale)
  • antipasto -  un paio di bruschettine e un cestino di pasta sfoglia duro riempito di sottaceti
  • piatto di pasta (caramelle) con sugo pannoso - anonimissimo
  • fettina di carne tipo arrosto sottile come un ostia condita da un filo di sciroppo di aceto balsamico
  • patate fritte - insipide 
  • pseudo zuppa inglese - pastone non ben identificato
Il tutto accompagnato ad un certo punto da un live di un duo - una sorta di live da oratorio - uno dei live più noiosi e assurdi a cui ho assistito in vita mia - ridicolo per acustica, scelta di canzoni e coinvolgimento. Ad un certo punto, hanno permesso ad uno dei presenti di far karaoke con brani di Celentano...
Al termine della cena, vengono tolti i tavoli al centro, per "creare" la pista. Musica house e commerciale, sparata a volume troppo alto per coprire le lacune dell'impianto acustico. Ci si sgola, sia durante la cena, che dopo.
Gran confusione in pista, gente che balla anche a ridosso dei tavoli, se non si sta attenti a mettere i piedi (coi tacchi) si rischia la caduta.
Se siete donne e un minimo carine, qui verrete facilmente inchiodate, cosa più rara a Bologna. Potenza della provincia?

19 ottobre 2010

Ristorante Borgo Antico - Ospedaletto di Pescantina (VR)

Dove: via Ospedaletto 57 - Ospedaletto di Pescantina (VR)
Pro: si mangia molto bene, ambiente elegante in contesto d'epoca
Contro: prezzi non alla portata di tutte le tasche

Saletta dinner ospiti hotel
Se alloggiate al Park Hotel Villa Quaranta non perdetevi una cena in questo bel ristorante ricavato al piano terra della villa omonima. L'ambiente è di livello, come il contesto d'epoca suggerisce. La saletta che vedete in foto è riservata a chi è ospite dell'albergo. Per gli esterni invece è previsto un salone più grande, quello principale, più glamour, ma meno intimo. L'atmosfera non è formale e si mangia davvero bene. La materia prima è locale e di gran sapore sono le verdure e il pesce fresco (nonostante la lontananza dal mare). 
La carta è raffinata e spazia da antipasti, primi e secondi di pesce e carne. Io ho assaggiato i bigoli alla contadina, un piatto di bigoli tirati a mano conditi con un sugo al pomodoro, basilico e olive nere così buoni che ricordo ancora. Di secondo ho scelto il pescato del giorno, una grande, fresca e morbidissima orata dal gusto squisito. Chi era con me ha mangiato un'entrecote alla griglia su letto di rucola, anch'essa porzione generosa e cotta magnificamente.
Nel menù specialità locali sono: risotto con carciofi e Monte Veronese Ubriaco; baccalà alla veneta con polenta grigliata; carrè d'agnello al forno al ristretto di Recioto; brasato all'Amarone con polenta.
Se decidete di trascorrere il weekend qui, non perdetevi questo ristorante. Il consiglio è di optare per un pacchetto che comprende anche una cena per due persone (la scelta è un po' più ristretta sul menù e comprende primo, secondo e dolce). 

12 ottobre 2010

Kartabianka- Bologna

Dove: via Finelli 1 - Bologna
Pro: Esteticamente gradevole
Contro: Buffet aperitivo molto al di sotto delle aspettative, troppo caos, disorganizzazione, musica assordante, costo drink donne € 7 anzichè € 5 come pubblicizzato, ztl, non avevano la Coca light/zero (!)
Lascia perdere: cocktail analcolico alla frutta

Potenza della pubblicità. Ma se l'involucro è più importante del contenuto il prodotto si sgonfia nel giro di una stagione.
Incuriosita e 'pressata' dai continui inviti via Facebook decido di andare di domenica, per verificare l'autorevolezza di questa serata, reclamizzata come 'Luxury Sunday'- Buffet  Imperiale,  un aperitivo per le donne a € 5, per gli uomini a € 7.
Arrivo verso le 20.15. Tra le prime 'magagne' di questo locale è il fatto che sia in piena Ztl (Zona a Traffico Limitato) con controllo telematico degli accessi fino alle 20 (tranne il sabato).
Arrivarci è semplicissimo. Si precorrono i viali in direzione stazione. All'altezza di v.le Masini si gira a fianco dell'autostazione in via Capo di Lucca (la stradina in salita, dove trovare parcheggio risulta quasi impossibile). Io l'ho fortunatamente trovato e percorsi 50 metri ero al Kartabianka (senza entrare in ztl). Ma appena  prima della piazzetta Finelli c'è la telecamera. Parcheggi ce ne sono anche davanti al locale, ma occupatissimi. 
Superato lo scoglio del parcheggio c'è da superare lo scoglio dell'affollamento, del buffet molto al di sotto delle aspettative, della mancanza di tavoli per sedersi (almeno fino oltre le 21.30 - quando il buffet è già terminato), della musica a volume troppo alto, del pubblico troppo giovane (età media 25), dei cocktail pessimi. 
Vediamo nel dettaglio:
Si entra e ci si sente subito alienati. Tavoli (e divanetti) tutti occupati. La gente che si è accomodata si guarda bene dal mangiare, far due chiacchiere ed andarsene (come sarebbe normale). No, è lì sopratutto per farsi vedere. Rimane per ore. E pump up the volume, non si parla, a meno di sgolarsi. E poi tutta l'altra gente, che non ha trovato posto, che frulla in piedi tentando di afferrare qualcosa dal buffet. Con la giacca in una mano, il bicchiere nell'altra e il piattino sulla testa...rigorosamente senza forchetta (presenti - ogni tanto - solo forchettine di acciaio, subito sparite). Chissà, forse vogliono fare provare l'ebbrezza di mangiare con le mani.
Poi ci sono gli idioti - è decisamente una categoria -  che stanno fuori al freddo a parlare per ore vicino alla porta d'ingresso. Sono la gioia dei bar, ai quali hanno venduto la bevanda senza il locale.
Il buffet. Scontato dire che l'aggettivo imperiale è una bufala per attirare gente. In realtà c'è poco (gnocchi al pomodoro freddi, fette di mortadella e cotto, tocchetti di formaggio, olive, patatine, e sul finire, tramezzini e pizzette - 1 solo vassoio per carità). La roba finisce in fretta, il ricambio è decisamente poco frequente, si ha la sgradevole sensazione che vadano al risparmio. I vassoi rimangono vuoti a lungo.
Altra scorrettezza è il prezzo dei cocktail per le donne. Costo € 7, anche se pubblicizzato su Internet a € 5. Dato che non avevo voglia di alcolici ho chiesto una Coca Cola Light o Zero. Non ce l'avevamo!  Al  bar! Come andare dal salumiere e non trovare il prosciutto.  Ho chiesto cosa avessero di analcolico.  La carta cocktail non c'era. Sapete cosa mi è stato proposto? Un analcolico alla frutta! Che fantasia! Una cosa schifosa. Un gusto orribile, mezzo frizzante!
L'ambiente? Esteticamente piacevole, l'unica cosa che gli riconosco.
Black list.

8 ottobre 2010

Hospital in the Rock - Budapest (Hu)

Dove: Lovas út 4, Budapest (sotterranei Collina di Castello)
Pro: esperienza ad altissimo impatto emotivo, prezzo d'ingresso equo
Contro: cointroindicato per persone impressionabili e claustrofobici; non è facile da raggiungere; foto non permesse; solo in lingua inglese ed ungherese; ci vuole il maglione

L'ingresso
Hospital in the Rock, l'ospedale nella roccia. E' un'attrazione piuttosto recente della capitale magiara, situata all'interno dei sotterranei scavati nella roccia della Collina di Castello di Budapest (Buda), luogo rimasto top secret fino al 2002.
Esperienza ai limiti dell'agghiacciante, la consiglio per la sua forza nel toccare le corde più profonde di ognuno di noi. Si tratta della ricostruzione, utilizzando il più possibile oggetti originari, degli ambienti in uso all'ospedale di guerra degli anni 1944-45 durante l'occupazione nazista e del bunker antiatomico costruito al tempo del comunismo.
Ad orari prefissati (al mattino e al pomeriggio) inizia un tour guidato di 1 ora in lingua inglese e ungherese (sappiate che gli ungheresi parlano frettolosamente e malamente l'inglese, non rispettando le costruzioni grammaticali e sintattiche ed hanno una cattiva pronuncia, quindi ci capirete poco o niente). Per la tortuosità del percorso - giustamente - il libero accesso non è possibile. L'ingresso costa € 12 (tradotto dai fiorini).
Accanto alla cassa un piccolo shopping point con alcuni cimeli. Poi un'ambulanza d'epoca e uno schermo che proietta un filmato di pochi minuti che spiega con immagini di repertorio il luogo in cui ci si trova.
Dopo la visione del filmato si entra. I gruppi non possono essere oltre le 20/25 persone per evidenti ragioni di spazio, ma non c'è mai  da aspettare il turno successivo. L'ospedale è perfettamente ricostruito: statue di cera a rappresentare feriti, infermieri e medici, farmaci e attrezzature sanitarie originali, con tanto di sale operatorie, ambulatori, gabinetti, la camera mortuaria.
Tutto è estremamente "squallido" e "povero". Sono lo squallore e la povertà della guerra. Il dispregio della vita umana. L'insignificanza dell'individuo. Il sangue, la morte. La lotta contro il tempo con mezzi quasi inesistenti per salvare vite, vite rubate - e  qui perfettamente lo comprendi - nell'assurdità di una follia collettiva.  Ciò arriva e arriva come un pugno nello stomaco. Le mie parole non possono descrivere l'inquietudine che si prova, immersi nel freddo e nel buio di quei sotterranei, davanti ad una realtà che non hai vissuto, ma che sai vera. L'emozione è stata così forte che mi ha provocato un calo di pressione con alcuni attimi di cedimento. Gli ambienti più "duri" sono  la sala grande; qui la visione più toccante è quella di un letto vuoto, al cui posto del soldato appena deceduto c'è una rosa bianca. L'altra sala "forte" è l'ufficio degli ufficiali nazisti  (e dei loro corrispettivi ungheresi - le Croci Frecciate) in divisa originale da S.S. (con statue ad altezza uomo).  Avete mai visto quella divisa nera?
Dopo l'ospedale, ci si appresta, già "provati", a seguitare il percorso nella visita del rifugio antiatomico. Quelle generazioni di pazzi, dopo la guerra mondiale, non domi, non escludevano di fare la guerra totale. Non bastavano i milioni di morti, gli balenava anche di annientare l'umanità. E quindi spazi con  monumentali generatori di corrente, di riciclo dell'aria, pseudo cucine con provviste in scatola e guardaroba con tute e maschere antiradioattività. Roba da film. Eppure è tutto vero. Impossibile vivere, tantomeno sopravvivere in quei foschi ambienti per i nostri standard.
Ho fatto fatica a finire la visita, non vedevo letteralmente l'ora di uscire. Sono stata male. Quando finalmente ho rivisto la luce del sole ho tirato un sospiro di sollievo. Mi sono seduta su una panchina e  mi sono concessa una decina di minuti per allontanare l'angoscia.
Sarete colpiti nel profondo. L'esperienza è altamente educativa.  Se conoscete qualcuno che è favorevole alla guerra, portatelo qui.      
La corsia, sala grande
Per raggiungere il museo. E' complicato raggiungerlo e per evitare di girare un'ora a vuoto come ho fatto io seguite queste indicazioni. Non si entra da su, dalla collina, ma da sotto, dalla strada che giunge all'altura, quella che percorrono le auto dei residenti. Se arrivate normalmente sulla collina di castello come tutti i turisti, tramite il "mitico bus 16" (scelta più azzeccata, parte da Pest  dove sono la maggioranza degli hotel e dei locali e arriva direttamente di fronte al castello reale) o la funicolare (però per prenderla dovete arrivare prima a Buda oltrepassando il Danubio tramite il ponte delle Catene), non lo troverete. L'unico modo per raggiungerlo dalla collina è arrivare alla chiesa di Matteo Corvino, poi tagliare dritto fino a raggiungere il viale alberato delle ville (perimetro opposto al Danubio); qui troverete una scaletta, scendetela e pochi metri più avanti sulla destra troverete magicamente (dato che non è pubblicizzato da nessun cartello) l'ingresso del museo.